L’indagine delle forme di co-creazione in ambito ambientale solleva molte questioni che possono connotare in modo diverso i concetti di innovazione e di origine dell’innovazione. E di conseguenza, gli esempi di innovazione dal basso possono essere molto diversi e contraddittori. Il tema ambientale, infatti, si presta a letture molto diversificate. Sono tanti i modi di intendere la questione ambientale: da qui discendono visioni radicalmente diverse sulla crisi ambientale, sulle sue cause e sulle misure da prendere.
Esistono infatti alcuni modi di guardare all’ambiente che mettono al centro l’essere umano, e altri che mettono al centro la natura. Da una parte chi crede che vada salvaguardato l’ambiente dell’uomo e per l’uomo, dall’altra chi crede al valore della natura in sé. Questa distinzione fa sì che le innovazioni per l’ambiente assumano connotati molto diversi, per esempio a seconda della fiducia che viene risposta da parte di gruppi di cittadini, associazioni e movimenti collettivi nei confronti dell’innovazione tecnologica. Da una parte, c’è chi ha maggiore fiducia nei confronti della possibilità che l’innovazione tecnologica risolva i problemi ambientali. Dall’altra, invece, c’è chi crede sia necessario recuperare un modo di vivere armonico, mettendo gli equilibri ecosistemici al centro. Nel fare questo, l’innovazione tecnologica non è una soluzione, ma uno dei problemi, perché incarnerebbe il desiderio di dominio dell’uomo sull’ambiente, all’origine della crisi ambientale.
Se teniamo in considerazione queste idee su uomo e ambiente, capiamo come da ognuna di esse discendono modi di concepire l’innovazione ambientale molto diversi. In una prospettiva fideistica nei confronti dell’innovazione tecnologica, un collettivo di appassionati di robotica che costruiscono un drone impollinatore per la sostituzione degli insetti impollinatori rappresenterebbe un esempio di innovazione dal basso per l’ambiente. In una prospettiva eco-centrica, invece, per individuare innovazioni dal basso guarderemmo a una cooperativa di neo-contadini che adotta sistemi agroecologici per incrementare la biodiversità e favorire la proliferazione di insetti impollinatori.
Entrambi i casi rappresentano esempi di innovazione dal basso, in dialogo con i saperi esperti, seppure molto diversi: nel primo caso i saperi dell’intelligenza artificiale e della robotica; nel secondo caso quelli dell’agronomia biologica e dell’agroecologia.
L’innovazione dal basso rappresenta quindi una risorsa per affrontare la crisi ambientale che la nostra società è chiamata gestire.
Casi studio in sintesi
Caso studio
ASFO
L’Associazione Fondiaria Valle dell’Erbezzo (ASFO Erbezzo) è una associazione di volontariato che gestisce in modo unitario i fondi agricoli ceduti in gestione dai soci. L’obiettivo è quello di creare pratiche condivise e partecipate per il recupero dei territori montani, segnati profondamente dall’abbandono e dai mutamenti socio-economici. Il contrasto all’abbandono del territorio, attraverso il recupero delle terre incolte e le pratiche di “coltivazione del paesaggio” rispondono alla volontà di impegnarsi per un bisogno sociale, emerso collettivamente, di abitare in un territorio giudicato curato.
La specificità dell’associazione fondiaria, quale particolare forma giuridica per il recupero dei terreni, è stata determinante nell’alimentare nuove pratiche di progettazione che hanno consentito il ripensamento dell’organizzazione dei bisogni collettivi ed in cui la dimensione della cura verso il territorio emerge come un elemento centrale.
Caso studio
èNostra
ènostra coop è una cooperativa energetica che fornisce energia 100% rinnovabile, etica e sostenibile e che produce energia rinnovabile grazie alla realizzazione di impianti collettivi a fonti rinnovabile finanziati dai soci. Oltre ad erogare e produrre energia, ènostra si occupa anche di attivazione di comunità energetiche territoriali e gruppi di autoconsumo collettivo, svolgendo servizi di consulenza per le amministrazioni locali sul territorio. ènostra stessa si definisce una comunità energetica; allo stesso tempo svolge servizi di consulenza sul territorio e alle amministrazioni locali.
Il modello ènostra risponde a un bisogno di decentralizzazione e democratizzazione delle forme di produzione e consumo dell’energia, nonché alla sentita esigenza di una riconversione del modello industriale. La cooperativa propone un modello energetico diffuso che presuppone che le cittadine e i cittadini siano posti al centro della transizione energetica e che venga riconosciuto loro il diritto ad autoprodurre, autoconsumare e stoccare l’energia rinnovabile.
Caso studio
Patto della Farina
Il “Patto della farina” è un accordo di filiera che coinvolge diversi attori in un territorio diffuso del Friuli Orientale. Incentrato sulla coltivazione di grani antichi con metodi propri dell’agricoltura conservativa, il patto unisce agricoltori, trasformatori, rivenditori, consumatori e organizzazioni della società civile in un impegno reciproco e sulla base del rispettivo ruolo nella filiera. L’esperienza promuove un obiettivo di re-indirizzamento dei flussi di produzione in grado di favorire il cambiamento nelle relazioni sociali attraverso la trasformazione dei modelli organizzativi e delle relazioni intra-organizzative.
Il patto fa leva su dinamiche di riconnessione territoriale incentrate sulle relazioni ecologiche e di prossimità che sono state in grado di reinterpretare l’agricoltura come una pratica multifunzionale e dove aspetti tecnici, scientifici e etici-sociali non sono discussi in maniera settoriale, ma condivisi in un processo di reciproco auto-apprendimento e ridefinizione.